trekking 1992


per l'occasione sono stati prodotti alcuni zainetti ognuno contenente 5 opere degli artisti che hanno partecipato


manifesto trekking 1992

TREKKING, 1992


Ricordo ancora con commozione la bellissima domenica del novembre 1992 in cui Emilio Fantin ha organizzato il suo primo trekking, per il popolo dell’arte. Vi era un sole quasi irreale, luminosoe caldo allo stesso tempo, quasi un miracolo, se si pensa comele normali condizioni meteorologiche novembrine dovrebbero dispensare piuttosto nebbie e freddo. Si aggiunga la felicità del luogo scelto per l’escursione, la Val di Setta, che nel punto terminale, prima di confluire in quella del Reno si caratterizza per fenomeni di erosione che lasciano svettare a nudo alcuni picchi, come in un paesaggio del Far West; più in basso, i fianchi di. queste punte sono fasciati da una vegetazione fitta e bassa, che però, in quella occasione autunnale, si presentava brulla così da non potere da non poter nascondere nel fogliame  la marcia del “popolo” avanzante. Questa procedeva come un serpentone inesorabile, vario, policromo, pronto ad espandersi in lunghezza lungo tracce di sentiero, a loro volta pronte ad evidenziare l’andamento plastico dei monti. Era come se un geologo, dall’alto, avesse impugnato una matitagigantesca, o qualche altro super-strumento, capace di mettere in evidenza, appunto, i fianchi formosi, l’ossatura dei monti. Era anche una meravigliosa operazione di Land Art, vissuta dall interno da più di cento protagonisti, che così si  trovavano davvero coinvolti, partecipi, ma anche, volendo, spettatori. Bastava fermarsi un momento, voltarsi indietro per misurare lo svolgersi del serpente, oppure guardare in avanti per sorprendere il punto cui la “testa” stava ormai arrivando. E intanto, in mezzo, ai lati, si svolgevano tanti episodi che ciascuno poteva registrare a suo piacere, con la macchina fotografica, con la cinepresa, con la telecamera, come del resto è proprio nella natura di ogni avvenimento di Land Art, passibile di essere ripreso nella sua forma generale, o invece attraverso prelievi locali, a titolo di campione. E naturalmente in tutto ciò si manifestava una progressione, nel senso più diretto del termine, e quindi spaziale: il serpentone “progrediva”, passo dopo passo; ma con ciò, investiva anche il tempo, dato che per espandersi, per sviluppare tutta la sua potenzialità nell’occupazione del territorio, richiedeva pure un certo lasso di tempo: come un liquido che corre nelle vene, e se ne può seguire l’incedere, accertare di volta in volta dove è arrivato con la testa, valutare quando è definitivamente trascorso con la coda. Così pure, la totalità dell’operazione Land Art voluta da Fantin si è dispiegata dal momento in cui le avanguardie si sono messe in Marcia a quando l’ultimo dei gitanti è stato ingoiato dalla stazione d’arrivo, un’osteria dove ci si andava a rifocillare dalle fatiche della camminata. In quell’esatto istante l’evento si è concluso, e da allora è stato affidato alla memoria dei partecipanti, ma anche alla memoria tecnologica dei vari strumenti di registrazione fotomeccanica ed elettronica che ne hanno fissato istanti, fasi, passaggi intermedi


Renato Barilli







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